Termini attraverso i ricordi di Francesca Aiello

La cappellina di Monte San Costanzo, uno dei simboli di Termini

Quando sfogliamo un libro, quasi senza volerlo, entriamo nell’intimo di chi l’ha scritto. Può sembrare una banalità, ma leggere, magari conoscendo l’autore dello scritto oppure i luoghi e le vicende narrate, è un po’ come esercitare la memoria più che la fantasia. Nel suo “Termini di Massa Lubrense – ricordi di vita nel paese” (2022, Amazon Print), Francesca Aiello esplora la sua memoria, trasformandola in una sorta di lente per rileggere, alla luce dei ricordi, il suo posto del cuore: Termini.

Indubbiamente, un ruolo di primo piano, nel progetto editoriale di Francesca, l’ha giocato Elia Fontana, che ormai da anni è il vero “Genius Loci” del borgo affacciato su Capri. Ad esempio, dall’impegno di Elia, paziente custode di tracce e memorie locali, è nata un paio di anni fa la biografia, curata con l’aiuto di don Francesco Saverio Casa, del compianto parroco di Termini don Salvatore Castellano (“La Vita non ha Termine…”). Proprio questa pubblicazione, “potente acceleratore” che si muoveva sul filo della memoria locale, ha spinto Francesca a ricordare. O meglio, la biografia corale di don Salvatore Castellano “ha richiamato ricordi del mio vissuto a Termini” – ha notato Francesca – “e ha fatto esplodere il desiderio di scriverli”. Ne è venuto fuori, in meno di cento pagine, un caleidoscopio di immagini e voci della Termini che fu, proprio a cavallo tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80 del secolo scorso. Spiccano le figure nitide e chiare di don Salvatore Castellano, di Armando Fontana (il geniale e poliedrico papà di Elia, commerciante delle prime, meravigliose cartoline di Termini), di Rosa, di Mariuccia e di tanti altri.

Lieti e gioiosi momenti di vita rurale che, però, si tingevano di lugubri accenti quando si citava la terribile frana del 1973. Un fulmine a ciel sereno che, nel lento svolgersi della vita di campagna, spazzò via, in pochi minuti, due intere famiglie terminesi. Tuttavia, Francesca gioca sapientemente con i ricordi e ci restituisce, con la nitidezza della nostalgia, un affresco dal sapore genuino e autentico, che sa di oralità. Ci si ritrova, un po’ con l’aiuto della memoria, un po’ con la fantasia, a Punta della Campanella, sul Monte San Costanzo, a Fossa Papa oppure a Mitigliano, dove funzionava una fiorente “calcara”. È forse una traccia microstorica, quella lasciata da Francesca, perché fa di Termini una piccola tessera di un più vasto mosaico.

Ma la bellezza sta proprio qui: nel dosare e mescolare la storia, quella con la “S” maiuscola, alle storie, quelle che hanno contribuito a rendere la nostra terra un luogo unico nel suo genere. Quasi un lembo di paradiso dove gustare “profondamente l’immersione nel paesaggio, nella bellezza di una natura generosa, foriera di benessere e di salute in ogni stagione, e l’accoglienza di una comunità benevola, autentica e solidale”.

Rivelare tutti i particolari raccontati da Francesca Aiello sarebbe un peccato, perché non renderebbe appieno la bellezza del racconto, giocato, appunto, sul filo dei ricordi. Il volume, dal titolo “Termini di Massa Lubrense – Ricordi di Vita nel Paese”, è disponibile su Amazon cliccando qui.

La copertina del volume di Francesca Aiello, che ripercorre, attraverso i ricordi dell’autrice, la storia di Termini

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