Una Famiglia di Missionari: i cinque fratelli Massa da Carotto alla Cina

Padre Nicola Massa in un’antica incisione ottocentesca

Pochi sanno che tra i tanti Missionari cattolici della Penisola Sorrentina, il cui sacrifico è spesso rimasto sconosciuto ai più, ve ne sono cinque davvero speciali: i fratelli Massa, figli del barone Antonio e della marchesa Maria Mastellone. Il loro sacrificio, maturato con l’abito gesuita nella Cina di metà ‘800, fu la chiara espressione di una fede incrollabile, unita ad una tensione missionaria davvero unica. Ma a stupire è anche la storia della loro vocazione, maturata fuori dagli schemi classici che caratterizzavano le famiglie nobili del passato. Nel noviziato napoletano dei Gesuiti, da sempre fucina di missionari, i primi ad entrare furono Gaetano, Agostino, Nicola e Renato.

Il solo Luigi, il maschio più piccolo, restò nella casa paterna per ereditare il titolo e i beni del defunto barone Antonio. Tuttavia quella casa sembrava essa stessa un noviziato, poiché anche le quattro sorelle Massa, cioè Elena, Marianna, Teresa e Francesca, manifestarono la volontà di ritirarsi a vita claustrale. Fu così che nonostante il timore dell’estinzione familiare, anche Luigi chiese a donna Maria Giuseppa l’assenso per vestire l’abito di Sant’Ignazio. Con questa decisione così sofferta, che in pratica condannava i Massa all’estinzione del ramo baronale, i nove figli di Antonio e Maria Giuseppa si guadagnarono l’eternità. Ma torniamo ai cinque gesuiti carottesi, che dopo gli studi teologici furono tutti destinati alla pericolosa missione cinese. A metà ‘800, come ebbe a dire Giovan Battista Rossi (tra i pochi biografi dei cinque fratelli Massa), “il missionario cattolico oggidí nella Cina è nelle stesse condizioni de’ cristiani che vivevano nei primi secoli del paganesimo romano e da un momento all’altro possono essere alle prese con governatori non meno barbari e feroci dei proconsoli e prefetti del romano imperio”.

Indubbiamente oltre all’endemica violenza, che all’epoca era indirizzata soprattutto verso gli odiati europei (percepiti dai cinesi come degli invasori), in Cina la vita era particolarmente dura. Povertà, malattie e arretratezza contribuivano a rendere il paese spaventosamente inospitale, nonché caratterizzato da una mortalità spaventosa. Ebbene, i fratelli Massa prestarono il loro servizio missionario fino al sacrificio, morendo uno dopo l’altro proprio sul suolo cinese. Padre Gaetano fu il primo a morire, nell’aprile del 1850, dopo aver contratto il tifo nel corso di una terribile epidemia. La malattia colpí padre Gaetano a Shangai, mentre prestava il suo servizio tra le genti affamate e ammalate. La morte lo colse a Zika-wei, proprio “ai 28 di aprile Gorno sacro all’ottava del patrocinio di San Giuseppe, tre quarti d’ora dopo la mezzanotte, assistito dai quattro fratelli e dagli altri padri”. Il secondo dei Massa a perdere la vita in Cina fu padre Renato, che prestava servizio in una sperduta missione in Ou-ho.

Purtroppo la zona, oltre a subire le periodiche e disastrose inondazioni del fiume giallo, era infestata dai briganti, che i contadini consideravano peggiori delle carestie. In questo contesto di sofferenze e privazioni, padre Renato minò il suo fisico sempre più, fino all’aprile del 1853, quando spirò. La sua fine terrena fu una sciagura per la poverissima Ou-ho, infatti gli abitanti del posto, fossero cattolici o meno, acquistarono una costosissima bara per i missionario e vestirono il lutto per oltre un anno, memori dell’amore profuso dal gesuita. Restavano in vita ancora tre fratelli, cioè Nicola, Luigi e Agostino. Proprio quest’ultimo fu il terzo a morire in terra di missione, dopo un periodo davvero turbolento per la sua comunità. La zona in cui padre Agostino operava, cioè i territori intorno a Zi-ka-wei, era particolarmente pericolosa, battuta da bande di sanguinari briganti e funestata da lotte intestine tra i diversi signorotti locali. Lo stesso gesuita patì diverse minacce, numerosi furti e persino un’aggressione. Questo terribile stato di cose contribuì a mandare padre Agostino in uno stato psicofisico sempre più precario, tanto che il 14 agosto del 1856, assistito dal fratello Nicola, rese l’anima a Dio a soli 43 anni. Padre Luigi invece, il più giovane dei Massa, morì tragicamente nel 1860, a seguito di una vera e propria guerra civile che infiammò diverse aree della Cina, tra cui la città in cui risiedeva, Tsa-kia-van. Padre Luigi prestava servizio in un orfanotrofio, ma le orde di “ladroni”, come scrissero alcuni biografi, saccheggiarono la struttura alla ricerca di cibo e denaro.

Il gesuita, catturato nel trambusto dello scontro, fu dapprima fatto prigioniero, e poi ucciso barbaramente con una lancia. Un suo catechista, salvatosi dalla furia dei briganti, tornò sul luogo del delitto dopo alcuni giorni e sistemò il gesuita in una bara. Trasportato a Shanghai, padre Luigi fu seppellito accanto ai tre fratelli. L’ultimo a morire in Cina fu padre Nicola Massa, che dopo una vita dedicata alle missioni mancò il 3 giugno del 1876. La sua esperienza non fu meno dura dei fratelli, tanto che nelle sperdute comunità che guidò rischio più volte la vita. Povertà, carestie, epidemie e gruppi di ribelli rappresentavano un pericolo non da poco, ma il buon padre Nicola riuscì a superare i sessant’anni e fu seppellito accanto ai fratelli dopo una breve malattia, unico ad intravedere il principio della vecchiaia. Il sacrificio dei cinque fratelli massa fu davvero unico nel suo genere, segno che quella era una famiglia speciale: una famiglia di Missionari.

Bibliografia: per approfondire la vita dei cinque fratelli Massa, sacrificatisi per le missioni cinesi a cavallo di un convulso trentennio (1850-1876), si consiglia la lettura di “Cenni Storici dei cinque fratelli Massa…”. L’opera, pubblicata a Napoli nel 1879, fu scritta dal gesuita Giovan Battista Rossi, che aveva conosciuto i cinque fratelli e aveva potuto disporre di gran parte del loro epistolario, indirizzato sia ai superiori che ai familiari. Più di recente, Amedeo Paolino, in un lungo e particolareggiato articolo pubblicato sul portale “Santi e Beati”, ha ricordato la figura di padre Luigi Massa. L’approfondimento è raggiungibile da questo link: https://www.santiebeati.it/Detailed/95947.html

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